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Mimetismo

Mimetizzarsi non significa solo nascondersi.
Gli insetti sono maestri nell'arte del travestimento.

La natura ha dotato alcuni di essi di pungiglioni molto velenosi, come nel caso delle api e delle vespe: nessun uccello insettivoro mangerà mai un'ape o una vespa, perché teme il loro pungiglione velenoso. Ci sono in circolazione però delle mosche, appartenenti alle famiglie dei Bombilidi e dei Sirfidi, che assomigliano in modo quasi perfetto alle api e alle vespe: così hanno modo di aver salva la vita, perché molto difficilmente un uccello insettivoro si azzarderà a mangiarli.

Pericolo Rosso! Il colore rosso è universalmente segno di pericolo: quasi tutti gli insetti più velenosi sono colorati di rosso. Le farfalle della famiglia degli Zigenidi sono in genere di un bel colore rosso con macchie nere: sono tutte estremamente velenose, perché il loro bruco si ciba di piante velenose e ne accumula il veleno.

Così anche alcune specie di cimici, le ben note cimici puzzolenti, sono di un bel colore rosso e nero, quasi a voler dire: "stai alla larga, è meglio per te". Perciò questi insetti non si preoccupano di nascondersi, anzi si rendono ben visibili per meglio proteggersi.

Altri ancora cercano di sembrare terrificanti per spaventare i predatori.
Le farfalle meglio di tutti attuano questa tecnica. La Vanessa io (Inachis io) ha le ali di un vivace colore rosso-bruno, con 4 grandi macchie a forma di occhio, colorate come dei veri occhi. Ciò ha un effetto terrorizzante molto efficace contro gli uccelli insettivori, che la evitano. È stato compiuto un esperimento per verificare questo comportamento. In una voliera con uccelli insettivori sono state introdotte delle farfalle con i disegni delle ali integri, assieme a delle altre cui gli occhi erano stati cancellati: gli uccelli hanno mangiato immediatamente le farfalle senza il disegno degli occhi sulle ali, lasciando in pace le altre.

Un bell'esempio di mimetismo lo si ritrova in una farfalla della famiglia dei Saturnidi, la Attacus atlas, detta anche farfalla cobra, probabilmente la più grande farfalla esistente al mondo (raggiunge un'apertura alare di 30 centimetri).

Attacus atlas Questa farfalla vive nelle regioni ai piedi della catena dell'Himalaia e deve il suo nome al disegno delle ali anteriori. La somiglianza con il profilo della testa di un serpente è decisamente impressionante. Logicamente nessuno si sognerebbe di avvicinarsi a qualcosa che sembra un serpente, visto che da quelle parti abbondano i serpenti velenosi.

Dettaglio del cobra Ma c'è un'altra cosa che rende particolare questo disegno: anche nella Saturnia pavonia ritroviamo lo stesso motivo sulle ali anteriori. Solo che nella Saturnia pavonia il ruolo di deterrente contro i predatori è affidato ai falsi occhi, più che al finto serpente. E c'è un motivo: nelle foreste dove vive l'Attacus atlas, i serpenti sono temibili predatori, mentre nelle nostre regioni non lo sono.

Nelle nostre zone, almeno fino a che gli equilibri ambientali non sono stati alterati dalla presenza dell'uomo, gli occhi rappresentavano lo sguardo del gatto, del lupo, della lince, della volpe, tutti buoni motivi per mettersi in salvo al più presto, per non passare da predatori (di insetti) a prede (un uccello insettivoro è un sostanzioso pranzo agli occhi di un gatto). Da attente osservazioni e ragionamenti approfonditi su coincidenze e similitudini il grande naturalista Charles Darwin formulò, nella seconda metà del 1800, la teoria dell'evoluzione della specie.


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